21 marzo Giornata Mondiale della Poesia

Dedichiamo quella del 2016 a Omero.

La culla di questa poesia è tra oriente e occidente, tra Asia ed Europa, in quella Turchia che ancora oggi, come tanti secoli fa, è luogo di guerre, di fughe e di speranze. Luogo di viaggi: di eroi e, soprattutto, di persone comuni. Viaggi inarrestabili, come la poesia.

8 marzo FESTA della DONNA

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 (Felice Casorati, Bambina su un tappeto rosso)

Monica Lanfranco parla di un nuovo modo di essere donne e uomini:

Il video "Man Prayer":

https://www.youtube.com/watch?v=nj7Zw4P8LPo

Chi è Monica http://www.monicalanfranco.it/

 

 

27 gennaio 2016 GIORNATA della MEMORIA

La fine e l'inizio di Wislawa Szymborska

Dopo ogni guerra
c'è chi deve ripulire.
In fondo un pò d'ordine
da solo non si fa.

C'è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C'è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C'è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c'è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un'altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C'è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com'era.
C'è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.

C'è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull'erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c'è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

 

Segnaliamo l'uscita della ricca rivista di poesia e di ricerca transdisciplinare diretta dalla poetessa Donatella Bisutti

http://www.poesiaeconoscenza.it/

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Altre poesie di Natale

È Milano quel paese

È Milano quel paese

tutto pien di ragionieri

messi a guardia dei forzieri

dove stanno i panettòn.

 

Monumento è quella cosa

che si pianta nei giardini

a istruzion dei cittadini

e v'è in cima Garibàld.

 

Il castello è quel palazzo

messo in cima a una collina

quando poi cade in rovina

è castello ancor di più.

 

Sono laghi quel paesaggio

che assomiglia un poco al mare,

ci si può bagnar nuotare

ma c'è dentro acqua piovàn.

 

Primavera è una stagione

che fa il cielo tutto azzurro,

mette in terra un bel sussurro

ed in terra un tappetò.

(Paolo De Benedetti-Nonsense e altro - Ed Scheiwiller)

E la luce verrà

E la luce verrà

dal fondo del buio silenzio.

Già se ne vede un raggio,

un barlume,

come stella che pulsa

nel segreto dondolìo

di una culla.

(Paola Lazzarini)

Welcome

Dio delle baraccopoli, Gesù dei clandestini,

nato nella favela, ultimo fra i bambini,

creatura della notte, amato dai reietti,

scintilla nelle tenebre, abisso degli eletti.

 

Gesù di baraccopoli e Dio dei clandestini,

nell'ultima favela neonato fra i bambini,

amato dalla notte creatura dei reietti,

abisso nelle tenebre, scintilladegli eletti.

 

Abisso e baraccopoli, scintilla e clandestini,

quanto amato in favela!, creatura dei bambini,

ultimo nella notte, neonato fra i reietti,

Gesù dentro le tenebre, Dio di tutti gli eletti.

(Valerio Magrelli-Il sangue amaro - Einaudi)

Versi notevoli

Brodskij:

"Immagina, col fiammifero acceso, quella sera la grotta..."

“Nella fredda stagione........Di un Padre era lo sguardo”

Rodari

“Il pellerossa nel Presepio”

Una Poesia di Natale 2014

 

Dio cantò così forte che l'universo

fu la sua nota impossibile

(Maria Angela Bedini,)

Dapunt Roberta

Sappi che mentre scrivo non ho ossa né carne,

che ciò che di me rimane

è simile allo spazio buio della stalla,

e dentro smarrisco il tempo e dentro io ritrovo un posto

in cui stare. In cui meravigliarmi.

E nel buio della stanza divento domestica e lavoro.

Urna felice è la greppia colma del fieno raccolto.

Scrigno fedele di valori sempre uguali.

E poi la poesia quanto vorrei tracciarla di più.

 

Brodskij Iosif

Immagina, col fiammifero acceso, quella sera, la grotta,

e per sentire freddo ricorri alle fessure del piancito,

bastano le stoviglie per provare la fame,

quanto al deserto, è ovunque, in ogni dove.

Immagina, col fiammifero acceso, la grotta

a mezzanotte, il falò, silhouette di oggetti

e di animali, e, il viso nelle pieghe di un telo stazzonato,

anche Maria, Giuseppe e il Bimbo infagottato.

Immagina tre re, le carovane prossime alla grotta,

anzi tre raggi diretti su una stella,

cigolìo di carriaggi, sonagli tintinnanti

(quel bimbo non si è ancora guadagnato

rintocchi di campane nel turchino addensato).

Immagina che per la prima volta, di là dal buio

di uno spazio infinito, Dio ravvisi se stesso nel Figlio

fatto Uomo: un senzatetto in un altro negletto.

 

Guido Gozzano

La pecorina di gesso,

sulla collina in cartone,

chiede umilmente permesso

ai Magi in adorazione.

Splende come acquamarina

il lago, freddo e un po' tetro,

chiuso fra la borraccina,

verde illusione di vetro.

Lungi nel tempo, e vicino,

nel sogno (pianto e mistero)

c'è accanto a Gesù Bambino,

un bue giallo, un ciuco nero

 

Maria Rosa Panté

Natale è un dito in bocca

del Bambino Gesù, un dito

divino, tra divine labbra.

Ma il gesto è tutto del bambino:

così l’ha dipinto un pittore

saggio, in fra gli ori, gli angeli,

l’aureole. Aureolato

egli stesso, il Bambino Gesù,

però col dito in bocca.

Una diffida giocosa

a cercare, entro i confini

della sfera terrena, l’Infinito.

 

Iosjf Brodskij

Nella fredda stagione, in luoghi avvezzi all’afa
più che al gelo, e a piatte distese più che ai monti,
nacque un Bambino per salvare il mondo, in una grotta;
turbinava il vento, come può solo nel deserto d’inverno.


Enorme tutto gli sembrava; il seno della madre, le nari
del bue fumanti di vapore, i Re Magi; quei doni
da Gaspare, Melchiorre e Baldassarre fin lì portati.
Il Bimbo era un punto solamente. E un punto era la stella.


Con gran circospezione, senza neppure un battito
di ciglia, tra rade nubi, di lontano, dalle profondità
del Cosmo, giusto dall’altro estremo la stella fissava
nella grotta il Bimbo sulla greppia. Di un Padre era lo sguardo

Iosjf Brodskij

Il mondo attorno non contava,

né la tormenta che monotona ululava,

o che nella bucolica magione stessero

allo stretto e per loro non ci fosse altro tetto.

Intanto erano insieme.

E in tre per giunta, la cosa principale,

da ora avrebbero spartito in modo eguale

i doni almeno, nonché cibo e imprese.

Il cielo invernale sul rifugio era chino

come accade a ciò che è grande col piccino,

vi brillava una stella – ormai non poteva sfuggire

allo sguardo del bimbo, lo doveva seguire.

Il falò divampava, il ceppo si consumava ardente;

era calato il sonno. Non già per il superfluo riverbero

fulgente l'astro si distingueva tra schiere di sorelle,

quanto perché rendeva la terra prossima alle stelle.

 

Gianni Rodari

Se comandasse lo zampognaro

che scende per il viale,

sai che cosa direbbe

il giorno di Natale?

Voglio che in ogni casa

spunti dal pavimento

un albero fiorito

di stelle d’oro e d’argento .

Se comandasse il passero

che sulla neve zampetta

sai che cosa direbbe

con la voce che cinguetta?

Voglio che i bimbi trovino,

quando il lume sarà acceso,

tutti i doni sognati,

più uno, per buon peso .

Se comandasse il pastore

dal presepe di cartone

sai che legge farebbe

firmandola col lungo bastone?

Voglio che oggi non pianga

nel mondo un solo bambino,

che abbiano lo stesso sorriso,

il bianco, il moro, il giallino.

Sapete che cosa vi dico

io che non comando niente?

Tutte queste belle cose

accadranno facilmente:

se ci diamo la mano

i miracoli si fanno

e il giorno di Natale

durerà tutto l’anno.

 

Gianni Rodari

Il pellerossa con le piume in testa

e con l'ascia di guerra in pugno stretta,

com'è finito tra le statuine

del presepe, pastori e pecorine,

e l'asinello, e i maghi sul cammello,

e le stelle ben disposte,

e la vecchina delle caldarroste?

Non è il tuo posto, via! Toro Seduto:

torna presto di dove sei venuto.

Ma l'indiano non sente. O fa l'indiano.

Se lo lasciamo, dite, fa lo stesso?

O darà noia agli angeli di gesso?

Forse è venuto fin qua,

ha fatto tanto viaggio,

perché ha sentito il messaggio:

pace agli uomini di buona volontà.

 

I pastori (Mario Luzi)

E ora dove avrebbero
brucato quelle abbacinate pecore?
dove le spingevano i montoni?
Non c’era
erba a quella altitudine.
Ce n’era
assai più in basso
ma lì non ne volevano, era pesta
e attossicata
erba quella,
ormai
desideravano altro.
E loro erano fatti tutti profeti e angeli,
di che? – non lo sapevano –
imminente?
accaduto già?
Così
li aveva fatti
ben dentro il plasma umano
flagrando
quella profetizzata
e temuta natività
che essi vedevano e adoravano
perduti
nella raggiante oscurità.

Gianni Rodari

Quest'anno mi voglio fare
un albero di Natale 
di tipo speciale,
ma bello veramente.
Non lo farò in tinello,
lo farò nella mente,
con centomila rami
e un miliardo di lampadine,
e tutti i doni
che non stanno nelle vetrine.
Un raggio di sole 
per il passero che trema,
un ciuffo di viole
per il prato gelato,
un aumento di pensione
per il vecchio pensionato.
E poi giochi,
giocattoli, balocchi
quanti ne puoi contare 
a spalancare gli occhi:
un milione, cento milioni
di bellissimi doni
per quei bambini
che non ebbero mai
un regalo di Natale,
e per loro ogni giorno
all’altro è uguale,
e non è mai festa.
Perché se un bimbo
resta senza niente,
anche uno solo, piccolo,
che piangere non si sente,
Natale è tutto sbagliato.

 

I Magi (Mario Luzi)

Non ha volto, si cela
dentro sé il tempo –
così ci confonde
esso, ci gioca
con i suoi inganni –
a volte
duramente,
duramente ci disorienta.

Ed ecco, in un frangente
prima non osservato
o in uno
sorpassato
dal flusso
e dimenticato
o in altro ancora
rimasto
oscuro dietro le dune,
qua o là,
qua o là, seme sepolto
in terra molto arida
e molto pesticciata,
potrebbe all’improvviso
il futuro disserrarsi
in luci, sfavillare il tempo
dove? da una qualsiasi parte.

Andavano cauti loro, i Magi,
occhiuto era il viaggio
in avanti
o a ritroso? procedendo
o tornando
ai luoghi
d’un’ignota profezia?
Sapevano e non sapevano
da sempre la doppiezza del cammino.
L’avvenire o l’avvenuto…
dove stava il punto?
e il segno?
da dove era possibile il richiamo?
Non è ricaduta
inerte nel passato
e neppure regressione
nel guscio delle cose già sapute
questo
ritorno della strada
spesso
su se medesima,
ma nuova
conoscenza, forse,
ed illuminazione
di un bene avuto e non ancora inteso –
dice
uno di loro
e gli altri lo comprendono
sì e no, ma sanno
ed ignorano all’unisono…
e proseguono
insieme,
vanno e vengono
insieme nel va e vieni del viaggio.

 

Iosif Brodskij

Nella grotta (una qualunque, ma pur sempre

un tetto! meglio di quattro muri ad angolo retto)
là, dunque, per tutti e tre c'era tepore:
e di paglia e di stracci si sentiva l'odore.

Era di paglia il letto. Mentre fuori la bufera
di neve trebbiava la sabbia con furore.
E, memori di come si macina il grano, mulo
e bue assonnati si rigiravano pian piano.

Maria pregava; rombando il falò divampava.
Giuseppe accigliato guardava la fiamma.
Il bambino, ancora troppo piccino
per qualunque altra cosa, si appisolava.

Un altro giorno ormai dietro le spalle -
con tutte le sue angosce e le ansietà:
ed Erode a incitare le spietate soldataglie:
di un altro giorno piu' vicina ancora l'eternità.

Per loro tre la notte era tranquilla.
Il fumo, non volendo recar disturbo alcuno,
si affrettava nel vano della porta. Solo il bue
(o il mulo?) nel sonno respirava forte.

La stella guardava dalla soglia.
E l'unico tra loro che sapeva
cosa mai in quello sguardo si celava,
era il bambino, che però taceva.

Guido Gozzano

E’ nato il sovrano bambino,

è nato! Alleluia, alleluia!

La notte che già fu sì buia

risplende di un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaie

suonate! Squillate, campane!

Venite, pastori e massaie,

o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,

ma come nei libri hanno detto

da quattromill’anni i profeti,

un poco di paglia ha per letto.

Da quattromill’anni s’attese

quest’ora su tutte le ore.

E’ nato, è nato il Signore!

E’ nato nel nostro paese.

Risplende d’un astro divino

la notte che già fu sì buia.

E’ nato il Sovrano Bambino,

è nato! Alleluia, alleluia!

 

Gianni Rodari

S'io fossi il mago di Natale

farei spuntare un albero di Natale

in ogni casa, in ogni appartamento

dalle piastrelle del pavimento,

ma non l'alberello finto,

di plastica, dipinto

che vendono adesso all'Upim:

un vero abete, un pino di montagna,

con un po' di vento vero

impigliato tra i rami,

che mandi profumo di resina

in tutte le camere,

e sui rami i magici frutti: regali per tutti.

Poi con la mia bacchetta me ne andrei

a fare magie

per tutte le vie.

In via Nazionale

farei crescere un albero di Natale

carico di bambole

d'ogni qualità,

che chiudono gli occhi

e chiamano papà,

camminano da sole,

ballano il rock an'roll

e fanno le capriole.

Chi le vuole, le prende:

gratis, s'intende.

In piazza San Cosimato

faccio crescere l'albero

del cioccolato;

in via del Tritone

l'albero del panettone

in viale Buozzi

l'albero dei maritozzi,

e in largo di Santa Susanna

quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?

La magia è appena cominciata:

dobbiamo scegliere il posto

all'albero dei trenini:

va bene piazza Mazzini?

Quello degli aeroplani

lo faccio in via dei Campani.

Ogni strada avrà un albero speciale

e il giorno di Natale

i bimbi faranno

il giro di Roma

a prendersi quel che vorranno.

Per ogni giocattolo

colto dal suo ramo

ne spunterà un altro

dello stesso modello

o anche più bello.

Per i grandi invece ci sarà

magari in via Condotti

l'albero delle scarpe e dei cappotti.

Tutto questo farei se fossi un mago.

Però non lo sono

che posso fare?

Non ho che auguri da regalare:

di auguri ne ho tanti,

scegliete quelli che volete,

prendeteli tutti quanti.

 

Nobel per la pace 2014: una bella storia

Il Nobel per la pace dato a una studentessa! Di fatto questo è quanto è accaduto, Malala, la ragazza pakistana di 17 anni, vince il Nobel per la Pace perché semplicemente voleva avere il diritto di studiare. Per moltissimi bambini e soprattutto bambine l'istruzione non esiste, oppure è un diritto per cui lottare, per cui addirittura rischiare la vita. Come è accaduto a Malala che è stata ferita alla testa dai Talebani in Pakistan solo perché voleva studiare.
Dunque premiando Malala si è voluto premiare anche l'istruzione, un bene primario. E' importante raccontare agli studenti italiani questa bella storia, in Italia infatti pare che l'istruzione non serva più a nulla. L'esempio di Malala e di tanti altri bambini e bambine serva da incentivo anche ai nostri ragazzi.
Ha condiviso il premio con Malala un attivista indiano, Kailal Satyarthi, che da anni si occupa di liberare i bambini che sono costretti a lavorare.
A questo link il diario di Malala che a undici anni racconta la sua sfida ai Talebani: http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/7834402.stm

21 marzo Festa della Poesia

(immagine tratta dal sito di Repubblica)

Siamo fortunati festeggiamo questa giornata con la poesia inedita di una collaboratrice del Campus: Virginia Comoletti.

 

Alla mia mamma

 Dici che ritorno:

ritorno al Principio.

Non puoi essere il Senso

ché questa vita non ne possiede

e lo sai anche tu.

Solo per me disimpari ogni volta,

mi insegni che è vana la pena -ma giusta-

di cercare nel limite quel non esserci eterno.

Materne le mani che vedi vuote da sempre

e sei capace di amare come nessuno prima,

-il mistero rimane-, come nessuno poi.

Nei tuoi occhi è la pena,

io nel nulla delle tue mani.

Dici che ritorno.

Tu sei la mia Volontà:

ritorno al Principio.

 

MAGGIO E' IL MESE DEI LIBRI

 Nonostante questa brutta notizia

Più di 31 milioni di italiani non leggono nemmeno un libro all’anno. Perché stupirsi allora se il 5 per cento dei cittadini non sa decifrare singole cifre o lettere, il 33 per cento non è in grado di capire una breve frase e un numero ancora maggiore non riesce a decodificare un messaggio orale?

 ( http://conbs.blogspot.it/2013/05/indagine-sulla-lettura.html)

 Noi festeggiamo il maggio dei libri

così

tutti1

 (cliccare sull'immagine)

 

 25 aprile Festa della Liberazione

Festa della Liberazione dell'Italia dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista. Grazie a chi ha dato la vita per l'ideale altissimo di un'Italia libera e democratica... grazie ai partigiani.

Due testimonianze di un ragazzo e di una donna morti per l'Italia, per noi!

Giordano Cavestro (Mirko)

Di anni 18 nato a Parma il 30 novembre 1925 -. Nel 1940 dà vita a un bollettino antifascista attorno a cui si riunisce un nucleo che dopo l'8 settembre 1943 da vita alle prime attività partigiane nella zona di Parma -. Catturato il 7 aprile 1944 a Montagnana (Parma), processato, condannato a morte, quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed Erasmo Venusti.

 Parma, 4-5-1944

Cari compagni, ora tocca a noi.                                                                

Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.           Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.        

Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.

Giulia Lazzarini legge la lettera di una donna della Resistenza di cui non si sa il nome

http://www.radio.rai.it/podcast/A42447209.mp3

 

23 aprile GIORNATA DEL LIBRO E DEL DIRITTO D'AUTORE

Convegno a Bari "Una, cento, mille biblioteche nelle scuole"

 http://conbs.blogspot.it/2013/04/una-cento-mille-biblioteche-nelle-scuole.html

 

Buona Pasqua

Mi sembra duro pensare che il rumore del vento tra le foglie non sia un oracolo;

duro pensare che questo animale, mio fratello, non abbia anima;

duro pensare che il coro delle stelle nei cieli non canti le lodi dell'Eterno. (Simone Weil)

 

 

21 marzo Giornata internazionale della poesia

 

8 marzo Festa della Donna:  

http://www.enciclopediadelledonne.it

 

27 gennaio Giornata della Memoria  

Video tratto dallo spettacolo "Auschwitz, noi superstiti" messo in scena a Varallo dalla Compagnia della Civetta, dell'Istituto Superiore d'Adda, il 26 gennaio 2013.

Nero latte dell’alba lo beviamo la sera
lo beviamo al meriggio, al mattino, lo beviamo la notte
beviamo e beviamo
scaviamo una tomba nell’aria lì non si sta stretti

Nella casa c’è un uomo che gioca coi serpenti che scrive
che scrive in Germania la sera i tuoi capelli d’oro Margarete
lo scrive e va sulla soglia e brillano stelle e richiama i suoi mastini
e richiama i suoi ebrei uscite scavate una tomba nella terra
e comanda i suoi ebrei suonate che ora si balla

Nero latte dell’alba ti beviamo la notte
ti beviamo al mattino, al meriggio ti beviamo la sera
beviamo e beviamo
Nella casa c’è un uomo che gioca coi serpenti che scrive
che scrive in Germania la sera i tuoi capelli d’oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith scaviamo una tomba nell’aria lì non si sta stretti

Egli urla forza voialtri dateci dentro scavate e voialtri cantate e suonate
egli estrae il ferro dalla cinghia lo agita i suoi occhi sono azzurri
vangate più a fondo voialtri e voialtri suonate che ancora si balli

Nero latte dell’alba ti beviamo la notte
ti beviamo al meriggio e al mattino ti beviamo la sera
beviamo e beviamo
nella casa c’è un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith egli gioca coi serpenti
egli urla suonate la morte suonate più dolce la morte è un maestro tedesco
egli urla violini suonate più tetri e poi salirete come fumo nell’aria
e poi avrete una tomba nelle nubi lì non si sta stretti

Nero latte dell’alba ti beviamo la notte
ti beviamo al meriggio la morte è un maestro tedesco
ti beviamo la sera e al mattino beviamo e beviamo
la morte è un maestro tedesco il suo occhio è azzurro
egli ti centra col piombo ti centra con mira perfetta
nella casa c’è un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete
egli aizza i suoi mastini su di noi ci dona una tomba nell’aria
egli gioca coi serpenti e sogna la morte è un maestro tedesco

i tuoi capelli d’oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith

(Paul Celan)

Buon Natale

(un augurio per 365 giorni) Free Hugs (Abbracci gratis) di Juan Mann - Musica: All the same dei Sick Puppies

Contatto Skype: campustralenuvole

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